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Halloween, la festa che l’Italia ha adottato (quasi) senza accorgersene

    Da qualche anno a questa parte, anche in Italia la notte del 31 ottobre non passa più inosservata. Zucche, streghe, scheletri e feste a tema hanno conquistato piazze, locali e scuole: Halloween, una volta considerata un’usanza americana lontana dalla nostra tradizione, è ormai diventata un appuntamento fisso nel calendario delle ricorrenze popolari.

    Il fenomeno non nasce da un’improvvisa passione per le leggende celtiche o per il folklore anglosassone, ma da qualcosa di molto più semplice: la voglia di travestirsi e di festeggiare. Forse il Carnevale, con le sue maschere “classiche”, non bastava più a soddisfare il desiderio di evasione, ironia e – perché no – un pizzico di paura che accompagna questa celebrazione.

    A favorire la diffusione di Halloween è stato il cinema, prima ancora della pubblicità. Film e serie televisive americane hanno portato nelle case italiane le immagini dei bambini che bussano alle porte con il celebre “trick or treat”, le case decorate con ragnatele e lanterne arancioni, le feste scolastiche e le maratone di film horror. In breve tempo, quell’immaginario è diventato familiare anche qui, fino a trasformarsi in una consuetudine.

    Certo, non si può negare che dietro questa adozione ci sia anche la mano del commercio. Le vetrine si tingono di nero e arancione, i supermercati riempiono gli scaffali di dolcetti, gadget e costumi, e gli eventi a tema si moltiplicano in ogni città. Il mercato ha bisogno di nuove occasioni per vendere, e Halloween è perfetta per colmare il vuoto tra l’estate e il Natale.

    Eppure, al di là della spinta commerciale, la festa ha trovato una sua dimensione nel tessuto sociale italiano. È diventata un pretesto per stare insieme, per organizzare feste, per stimolare la creatività dei più piccoli e anche degli adulti. In fondo, non c’è nulla di male nel prendere in prestito una tradizione se questa riesce a farci divertire e a unire le persone.

    Forse Halloween in Italia non ha la stessa profondità simbolica che ha oltreoceano, ma ha saputo adattarsi al nostro modo di vivere le feste: con leggerezza, ironia e un pizzico di spirito commerciale. Una maschera in più, in fondo, non guasta mai.

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