Essere donna nell’antica Pompei: un viaggio nella vita femminile della città vesuviana
Dal 16 aprile 2025 al 31 gennaio 2026, la Palestra Grande degli scavi di Pompei ospita una straordinaria mostra dedicata all’universo femminile di una delle città più affascinanti dell’antichità romana.
Un osservatorio privilegiato sulla condizione femminile
Cosa significava nascere donna nell’antica Pompei? Come si svolgeva la vita quotidiana delle donne romane in questa fiorente città campana? Quali ruoli ricoprivano all’interno della società? La mostra “Essere donna nell’antica Pompei”, curata dalle professoresse Francesca Ghedini e Monica Salvadori in collaborazione con le Università di Padova, Salerno e Verona, si propone di rispondere a queste domande attraverso un percorso espositivo ricco e articolato.
Con il suo eccezionale stato di conservazione, Pompei rappresenta un luogo privilegiato per studiare e comprendere la condizione femminile nell’antichità romana. La documentazione emersa nel corso di quasi tre secoli di scavi offre infatti testimonianze preziose che in altri contesti archeologici risulterebbero frammentarie o addirittura assenti. La peculiarità di questa mostra risiede proprio nella possibilità di raccontare non solo la vita delle donne appartenenti alle élite sociali, ma anche quella della “folla indistinta” di donne comuni che animavano le strade, le case e le botteghe della città vesuviana prima della tragica eruzione del 79 d.C.
Otto sezioni per raccontare l’universo femminile
Il percorso espositivo si articola in otto sezioni tematiche che, attraverso affreschi, ritratti, graffiti, iscrizioni e oggetti d’uso quotidiano, documentano le diverse categorie sociali femminili (matrone, liberte, schiave) nelle varie fasi della vita: dalla nascita all’infanzia, dal matrimonio alla maternità, fino alla morte.
La prima sala accoglie i visitatori con un’installazione suggestiva che presenta i nomi e i volti di oltre 600 donne pompeiane, un modo simbolico per restituire voce e individualità a ciascuna di loro. Il percorso prosegue illustrando gli aspetti principali della vita privata delle matrone, che comprendeva la gestione delle attività domestiche, il rapporto con la servitù, l’educazione dei figli, la cura del proprio corpo e le attività svolte nel tempo libero.
Ampio spazio è dedicato anche alla vita pubblica e lavorativa delle donne. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, infatti, le donne di Pompei erano impegnate in numerose attività economiche e professionali: alcune svolgevano mestieri umili, come filatrici, tessitrici o panificatrici, mentre altre occupavano posizioni di rilievo, diventando imprenditrici o evergeti (benefattrici pubbliche). La mostra racconta anche la realtà più complessa della prostituzione, che vedeva coinvolte fino a 100 donne a Pompei, molte delle quali costrette in quanto schiave.
Particolarmente toccante è la sezione dedicata alla vita delle bambine, che nell’antica Roma potevano essere destinate all’abbandono alla nascita se non primogenite, secondo le rigide leggi del tempo che favorivano i maschi. Nonostante queste difficoltà, la mostra evidenzia come alcune donne riuscissero comunque a studiare, praticare le arti e gestire attività imprenditoriali di successo.
Un percorso che si estende oltre la mostra
L’esposizione non si conclude all’interno della Palestra Grande, ma propone collegamenti con diversi edifici significativi presenti nel sito archeologico, permettendo di trasformare la visita in un vero e proprio itinerario tematico alla scoperta della condizione femminile a Pompei. Questi edifici, segnalati lungo il percorso espositivo, consentono di creare un’esperienza immersiva e interattiva per i visitatori.
Un ulteriore elemento di innovazione è dato dall’integrazione di podcast tematici disponibili sull’app MyPompeii, che raccontano le storie di otto donne realmente vissute nella città: Flavia Agatea ed Eumachia presso le tombe a Porta Nocera; nuovamente Eumachia presso l’omonimo edificio nel Foro; Mamia e Nevoleia Tyche presso le tombe a Porta Ercolano; Asellina al Termopolio di Asellina; Giulia Felice nei Praedia di Giulia Felice; Eutychis nel quartiere servile della Casa dei Vettii; e Amaryllis presso la Casa di Marco Terenzio Eudosso.
La mostra si chiude con un salto temporale che porta i visitatori alla contemporaneità, presentando i profili di alcune figure femminili che hanno dato un contributo fondamentale alla scoperta e alla conoscenza di Pompei: Carolina Bonaparte, Wilhelmina Jashemski, Tatiana Warsher e Olga Elia. Completano il percorso una selezione di spezzoni cinematografici dedicati all’immagine femminile, tratti dal grande cinema d’ambientazione ispirato all’antichità romana e in particolare a Pompei.
Un progetto culturale ambizioso
“Essere donna nell’antica Pompei” si pone come obiettivo finale quello di creare un’esperienza culturale completa, che unisca il passato e il presente in una riflessione critica sul ruolo delle donne, offrendo strumenti di comprensione non solo storica, ma anche attuale. La mostra, che segue la precedente esposizione intitolata “L’altra Pompei” dedicata alle persone comuni, rappresenta un’occasione imperdibile per approfondire un aspetto fondamentale della società romana, troppo spesso trascurato dalle fonti storiche tradizionali.
A partire dal mese di settembre, inoltre, durante le aperture serali straordinarie nell’ambito del progetto di valorizzazione ESOPOP, si terranno una serie di letture e performance artistiche dedicate alle donne protagoniste della mostra. La rassegna è prodotta da Casa del Contemporaneo, con testi e regia a cura di Fabio Cocifoglia e Rosario Sparno.
Con questa iniziativa, il Parco Archeologico di Pompei conferma ancora una volta la sua vocazione a essere non solo un museo a cielo aperto di inestimabile valore storico-archeologico, ma anche un laboratorio di ricerca e divulgazione sempre attento a temi di rilevanza sociale e culturale. “Essere donna nell’antica Pompei” rappresenta infatti un’importante occasione per riflettere sulla condizione femminile nel mondo antico e, per estensione, sulle sfide che le donne affrontano ancora oggi nella società contemporanea.